Il Consiglio dei ministri ha appena approvato un disegno di legge, che andrà discusso in Parlamento, su proposta del ministro Gentiloni, di riforma della legge Gasparri approvata nel 2004.
In particolare il disegno di legge prevede il passaggio sul digitale entro il 2009 di una rete televisiva nazionale per la Rai e di una rete per Mediaset, cosa perfettamente normale in quanto già prima era previsto il passaggio entro il 2009 di tutte le reti Tv nazionali e già dal 2006-2007 degli abbonati di Val d'Aosta e Sardegna.
Nonostante questo, l'ex presidente del consiglio Berlusconi si è permesso di parlare di banditismo confermando che la motivazione per cui continua a stare in politica è la difesa intransigente ed esclusiva dei propri interessi personali.
La cosa che fa gridare più allo scandalo il centrodestra è la limitazione dell'affollamento pubblicitario delle televisioni. L'associazione Altroconsumo ha realizzato un monitoraggio dell'affollamento pubblicitario in collaborazione con l'Osservatorio dell'Università di Pavia. In undici giorni di monitoraggio degli spot in televisione, un giorno per mese, delle sette reti Tv nazionali, solo Raidue e Raitre non hanno mai sforato i tetti orari pubblicitari. Tutte le altre non hanno rispettato i tetti orari stabiliti per legge.
Su Canale5, sulle stesse 176 ore monitorate sono state registrate 45 ore di violazione ai tetti. Su Rete4 44 ore, su Italia1 39 ore. Chiudono la classifica dell'affollamento oltre le regole RaiUno e La7, con 2 ore ciascuna di sforamento.
La riforma della legge Gasparri si impegna a combattere queste storture, equiparando le televendite agli spot e portando l'indice di affollamento orario per la pubblicità per gli operatori in posizione dominante (Rai e Mediaset) dal 18% al 16%.
Altroconsumo ritiene che la nuova legge non produrrà effetti se non accompagnata da un'attività di costante resoconto dell'Autorità delle Comunicazioni, almeno con cadenza settimanale, degli sforamenti dei tetti orari, da rendere pubblici in modo tempestivo, magari sul proprio sito.
Ritengo che questa non sia la soluzione dei mali del nostro sistema televisivo. Questo sembra un altro piccolo accordo sottotraccia (in stile D'Alema) per evitare di affrontare il vero problema e cioè il conflitto d'interessi. Problema che era stato posto, in campagna elettorale, come obbiettivo principale nei primi cento giorni di governo, e che ancora oggi non è stato affrontato.
Ribadisco quello che più volte ho ripetuto: il conflitto d'interessi rimane anche se il proprietario di 2 reti è all'opposizione: dobbiamo capire che il mezzo televisivo è un'arma potente e chi ce l'ha è più forte di chi non ce l'ha.
Più che la riforma della Gasparri, questo mi sembra un decreto salva Berlusconi.
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