undefinedundefinedBellero_distrazioni 1 (0)
Detesto i prati perché tutti hanno un prato con l'erba e, quando si tende a fare le cose che fanno tutti gli altri, si diventa tutti gli altri.
Bukowski Etichette: bellero_distrazioni
undefinedundefinedFinanza e Mutui (0)

Avrei potuto iniziare scrivendo lo avevo già detto (sale il prezzo della benzina, vendesi-casa), ma preferisco evitare anche perchè la situazione non sembra molto allegra.
Però mi meraviglio, ogni volta di più. Questo però non deve distrarci dal capire.
Ricordate quando gli USA erano la più grande democrazia industriale del mondo? Appena trent'anni fa il risultato della loro economia produttiva e le abilità della forza lavoro guidavano il mondo.
Cosa è successo? È difficile credere che nell'arco di una generazione le capacità di questa nazione siano semplicemente collassate come, ad esempio, hanno fatto le industrie siderurgiche e automobilistiche e l'agricoltura a conduzione familiare. Quali sono quindi le cause del declino?
Diciamo che qualcuno segnali li sta mandando, da tempo. L'ottimo lavoro ad esempio di Global Research, da me spesso citato. Secondo Richard C.Cook l'economia USA è collegata ad un sistema artificiale di supporto vitale, un ostaggio che respira a malapena in un manicomio. Questo manicomio sono i sistemi finanziari USA e mondiale che si trovano sull'orlo del collasso.
I pazienti sono i banchieri centrali mondiali, insieme a molti dei magnati della finanza grandi e piccoli. Il fatto è che l'economia di gran parte del mondo si trova in una fase di decisiva discesa che i finanzieri non possono fermare perché i metodi che essi utilizzano ne sono la causa primaria.
Come spesso accade, i pazienti dominano l'istituto psichiatrico.
I problemi non sono confinati negli USA. La disoccupazione mondiale aumenta, il debito si impenna, le infrastrutture si stanno sbriciolando, e i prezzi stanno crescendo.
In un tale ambiente, crimine, guerra, terrorismo e altre forme di violenza sono endemiche. Solo il più ingenuo, egocentrico e deluso sciovinista potrebbe descrivere un simile scenario in termini delle democrazie occidentali amanti della libertà che vengono assediate dai “cattivi”.
Ciò che sta succedendo, secondo Cook, evidenzia i crescenti fallimenti della finanza globalizzata occidentale, il cui impatto sulla stabilità politica è stato tanto corrosivo. Probabilmente stiamo per assistere a importanti traumi finanziari nell'arco dei prossimi mesi (e poi non dite che non vi avevo avvertito).
Gli avvertimenti arrivano anche da grandi attori istituzionali come la Banca dei Regolamenti Internazionali e il Fondo Monetario Internazionale e quello che è accaduto ieri con la crisi dei mercati dovuta ai prestiti immobiliari non onorati, oltretutto già ampiamento previsto da due anni, dimostra che queste non sono CAZZATE.
Magari stiamo assistendo alla fine di un'era in cui i finanzieri dominavano il mondo. Ad un certo punto, i governi o i loro establishment militari e burocratici probabilmente smetteranno di essere spettatori passivi del disordine imperante. Sta già succedendo in Russia e altrove.
I Paesi che saranno meno capaci di disporre del proprio destino sono quelli come gli USA, dove i governi sono stati maggiormente passivi davanti alla decomposizione economica dalle attività dei loro settori finanziari.
I finanzieri sono coloro per i quali l'ultima generazione ha usufruito maggiormente dalle economie segnate dalla privatizzazione, dalla deregolamentazione e dalla speculazione, ma ciò potrebbe essere prossimo al cambiamento.
Se il cambiamento sarà costruttivo o catastrofico lo vedremo.
fonte: per chi volesse approfondire, Richard C. Cook, http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=6239 Etichette:
undefinedundefinedNational Security Iphone (0)
Neanche il tempo di essere presentato e subito arriva lo scandalo, o perlomeno il ragionevole sospetto. Ho appreso infatti questa sera attraverso il blog di Kurt Nimmo che secondo "webhack", un team di hacker russi, il tanto atteso iPhone è provvisto "di una funzione interna che consente di inviare dati da un iPhone a uno specifico server web". Contatti della rubrica telefonica, SMS, ultime chiamate e cronologia del browser possono essere rubati, come spiega il blog VS iPhoneva.

Nell'autorevole pubblicazione, secondo il blog, i russi indicano una possibile "funzionalità di debug o un modulo di backdoor incorporato utile ad alcune istituzioni governative", ovvero alla National Security Agency, responsabile della violazione di massa dei diritti costituzionali degli americani.
Naturalmente, aiuta sapere che "Apple ha scelto AT&T, il migliore e più noto gestore di telefonia degli Stati Uniti con oltre 62 milioni di clienti, come gestore esclusivo per l'iPhone negli Stati Uniti", come vanta il sito della AT&T. Come sappiamo, il leviatano della telefonia collaborò illegalmente con la NSA per violare la legge.
"AT&T ha violato la legge e i diritti dei suoi clienti dando il consenso al furto dei dati. Il programma di spionaggio del governo americano nel violare la privacy dei suoi cittadini non sarebbe possibile senza l'aiuto di AT&T", dice una FAQ della Electronic Frontier Foundation. "EFF sostiene che sotto il programma di spionaggio nazionale messo a punto dalla NSA, le principali compagnie di telecomunicazione – in particolare AT&T- hanno dato alla NASA accesso diretto ai loro vasto database di registrazioni telefoniche, comprese informazioni su chi abbiano chiamato o inviato mail i loro clienti. EFF sostiene che AT&T, oltre a consentire alla NSA l'accesso ai telefoni e a Internet tramite il proprio network, ha dato via libera al governo per l'accesso a "Daytona" uno dei più grandi database al mondo di tabulati telefonici".
"Gli elementi hardware alla base di un normale programma di spionaggio sono stati introdotti negli uffici di comunicazione del 'mondo reale' ", ha detto a Wired News l'ex tecnico della AT&T Mark Klein. Secondo Klein e un'inchiesta pubblicata dal New York Times, il "progetto orwelliano di NSA-AT&T è molto più grande" di quanto si immaginasse prima ed è stata direttamente autorizzato dal presidente Bush, come anche lui ha ammesso, in palese violazione degli statuti specifici e della tutele costituzionali delle libertà civili". Nel frattempo, Bush ha firmato molti ordini esecutivi essenzialmente per garantirsi il potere di un Magister Populi romano, dittatore erga omnes.
"L'anno scorso è stato scoperto che la AT&T spiava di nascosto i cittadini americani per conto del governo", spiega Adam Frucci del blog Gizmodo. "Forse lo fa ancora. Poi, poco tempo fa, ha annunciato di voler spiare su Internet gli utenti, per combattere la pirateria, presumibilmente per il piacere di RIAA e MPAA. Se non vuoi più essere spiato e vuoi cambiare ISP sai cosa succede? Non hai vie d'uscita. E se AT&T si inserisce in tutti i tuoi dati tramite il suo network, la maggioranza degli utenti Internet saranno coinvolti, non solo i clienti di AT&T. Processa un numero incredibile di dati, e poco spazio non è sotto il suo controllo".
Poco importa. L'iPhone della Apple è così cool e trendy che molti acquirenti faranno spallucce davanti al fatto che, se i russi non si sbagliano, disponga di un dispositivo in grado di trasferire i dati personali a un PC della NSA.
fonte: Kurt Nimmo - http://kurtnimmo.com/ Etichette:

Nell'autorevole pubblicazione, secondo il blog, i russi indicano una possibile "funzionalità di debug o un modulo di backdoor incorporato utile ad alcune istituzioni governative", ovvero alla National Security Agency, responsabile della violazione di massa dei diritti costituzionali degli americani.
Naturalmente, aiuta sapere che "Apple ha scelto AT&T, il migliore e più noto gestore di telefonia degli Stati Uniti con oltre 62 milioni di clienti, come gestore esclusivo per l'iPhone negli Stati Uniti", come vanta il sito della AT&T. Come sappiamo, il leviatano della telefonia collaborò illegalmente con la NSA per violare la legge.
"AT&T ha violato la legge e i diritti dei suoi clienti dando il consenso al furto dei dati. Il programma di spionaggio del governo americano nel violare la privacy dei suoi cittadini non sarebbe possibile senza l'aiuto di AT&T", dice una FAQ della Electronic Frontier Foundation. "EFF sostiene che sotto il programma di spionaggio nazionale messo a punto dalla NSA, le principali compagnie di telecomunicazione – in particolare AT&T- hanno dato alla NASA accesso diretto ai loro vasto database di registrazioni telefoniche, comprese informazioni su chi abbiano chiamato o inviato mail i loro clienti. EFF sostiene che AT&T, oltre a consentire alla NSA l'accesso ai telefoni e a Internet tramite il proprio network, ha dato via libera al governo per l'accesso a "Daytona" uno dei più grandi database al mondo di tabulati telefonici".
"Gli elementi hardware alla base di un normale programma di spionaggio sono stati introdotti negli uffici di comunicazione del 'mondo reale' ", ha detto a Wired News l'ex tecnico della AT&T Mark Klein. Secondo Klein e un'inchiesta pubblicata dal New York Times, il "progetto orwelliano di NSA-AT&T è molto più grande" di quanto si immaginasse prima ed è stata direttamente autorizzato dal presidente Bush, come anche lui ha ammesso, in palese violazione degli statuti specifici e della tutele costituzionali delle libertà civili". Nel frattempo, Bush ha firmato molti ordini esecutivi essenzialmente per garantirsi il potere di un Magister Populi romano, dittatore erga omnes.
"L'anno scorso è stato scoperto che la AT&T spiava di nascosto i cittadini americani per conto del governo", spiega Adam Frucci del blog Gizmodo. "Forse lo fa ancora. Poi, poco tempo fa, ha annunciato di voler spiare su Internet gli utenti, per combattere la pirateria, presumibilmente per il piacere di RIAA e MPAA. Se non vuoi più essere spiato e vuoi cambiare ISP sai cosa succede? Non hai vie d'uscita. E se AT&T si inserisce in tutti i tuoi dati tramite il suo network, la maggioranza degli utenti Internet saranno coinvolti, non solo i clienti di AT&T. Processa un numero incredibile di dati, e poco spazio non è sotto il suo controllo".
Poco importa. L'iPhone della Apple è così cool e trendy che molti acquirenti faranno spallucce davanti al fatto che, se i russi non si sbagliano, disponga di un dispositivo in grado di trasferire i dati personali a un PC della NSA.
fonte: Kurt Nimmo - http://kurtnimmo.com/ Etichette:
undefinedundefinedFuturo Argentino (0)
Fino al giorno in cui «sarà espulsa o sceglierà di fuggire dalla zona euro, l’Italia subirà una crocifissione argentina»: è la diagnosi di Bernard Connolly, già capo delle ricerche economiche alla commissione Europea ed ora analista strategico della Banque AIG.

L’Argentina si crocifisse agganciando la sua moneta al dollaro: l’effetto sulla sua economia troppo debole per una valuta forte furono perdita di competitività, rincari, fuga di capitali, e infine bancarotta e miseria di massa.
Secondo Connolly, l’Italia si è crocifissa entrando nell’euro troppo forte, anzi oggi più forte che mai dato il calo del dollaro. Lo spiega uno dei migliori giornalisti economici britannici, Ambrose Evans-Pritchard.
L’Italia sta peggio perché è la peggio governata, ma serie crisi attendono entro il 2009 tutte le economie deboli dell’euro, il Club Med: Spagna in depressione, Portogallo, Grecia ed anche Francia.
Il perchè è facile a dirsi: la Germania ha guadagnato in competitività il 20% per unità di costo del lavoro contro la Francia, il 30% contro la Spagna, e il 40% contro l’Italia.
Sicchè solo la Germania è in grado di assorbire il rincaro dell’euro, ed infatti è la più grande esportatrice.
Grazie al fatto che ha potuto abbassare le paghe reali.
In Italia, col governo delle sinistre e dei sindacati, e dei parassiti pubblici, ciò non può avvenire. Dice Evans-Pritchard: «Solo quando una severa recessione obbligherà i salari italiani a calare abbastanza da fare la differenza [con la Germania: il 40% in meno] potrà recuperare la competitività perduta contro i tedeschi che godono di bassa inflazione. Il deficit pubblico diventerà astronomico. E l’Italia non potrà uscire da questo circolo vizioso se i tedeschi non accettano di tollerare un’inflazione molto più alta nella zona euro».
Ma perché la Germania dovrebbe?
Non siamo la stessa nazione.
Loro sono stati virtuosi con grandi sacrifici, e noi no.
Perché la formica dovrebbe accollarsi i pesi della cicala?
Come dice il giornalista inglese, «Diverrà sempre più evidente che l’euro non è una sacra unione, ma solo un sistema di cambi fissi glorificato. L’euro è una valuta orfana, senza Stato. Ossia manca dei meccanismi che rendono possibile alla lunga il funzionamento di una unione monetaria: unificazione del debito, unificazione delle pensioni, una tesoreria e trasferimenti fiscali comuni».
Crocifissa ad una valuta di fatto «tedesca» e sempre più forte, l’Italia esporta sempre meno, soffre di alta inflazione interna e s’indebita sempre più nella moneta non più nazionale.
Più dura la debolezza del dollaro sull’euro, più diventa probabile che i forti dell’eurozona finiscano per sbattere fuori l’Italia.
Allora torniamo ad una lira a cui nessuno più crede?
Avendo accumulato debito in euro?
Attenzione, non si tratta di previsioni fantastiche.
Goldman Sachs già consiglia clienti e investitori di andare «short» (in pratica di scommettere al ribasso) sui Buoni del Tesoro italiani e francesi, e di essere «lunghi» (a rialzo) sui BOT tedeschi.
E’ un invito ad avviare una speculazione che punta sulla divergenza tra forti e deboli nell’euro-zona, e di fatto aumenterà tale divaricazione con effetti disastrosi per noi: gli stessi che fruttarono tanti miliardi a Soros negli anni ‘90 e in cui Ciampi e Amato fecero perdere all’Italia 60 mila miliardi di lire.
Ora dovremo ringraziare Prodi e Padoa Schioppa (oltre che sindacati e parassiti pubblici) del disastro imminente?
La sola (magra) consolazione è che anche Goldman Sachs vede quotare le sue obbligazioni come spazzatura (junk bonds), insieme alle più titolate banche d’affari Lehman Brothers, Merrill Lynch e Bear Stearns.
Anche il credito di questi giganti è ritenuto sempre meno solido.
Nell’ultimo mese il valore dei titoli emessi da queste ha perso 1,5 miliardi di dollari di valore a Wall Street, segno che gli acquirenti (creditori) ritengono che il rischio di detenere i «buoni» di Goldman, Merrill e Lehman sia alto e crescente. La causa sottostante sono sempre i fallimenti dei debitori USA che hanno ottenuto i mutui per la casa, benchè di scarsa solvibilità.
Ora le grandi banche d’affari hanno accumulato 33 miliardi di dollari di titoli da esse emessi, e che non sono riuscite a vendere. E il peggio è che le stesse banche hanno pure promesso di raccogliere altro debito per 300 miliardi di dollari onde finanziare le grandiose fusioni-acquisizioni e buy-outs annunciati quest’anno.
Nell’euforia di poche settimane fa, sembrava facile trovare compratori di quella carta.
Ora, i compratori sono diventati sospettosissimi.
Lo indica il prezzo dei credit default swaps, derivati che sono praticamente delle assicurazioni contro l’insolvibilità delle suddette grandi banche.
Quelli su Bear Stearns, che a giugno costavano 30 mila dollari, oggi costano 145 mila dollari: costa di più assicurarsi, perché il rischio d’insolvenza è sentito come più prossimo.
Questo rincaro della «polizza» dice che in pratica il rating di queste super-banche, che ancora è ufficialmente AAA (il massimo della solidità) dovrebbe essere ridotto - secondo i parametri di Moody’s - a Aa3 per Goldman, e Ba1 per Merrill e Lehman.
Insomma junk bonds.
I trucchi del «plunge protection team», che sta iniettando liquidità, non funzionano più.
Il cavallo non beve, come si diceva una volta.
I creditori non vogliono più rischi.
Come sempre è accaduto, con regolare ricorrenza, il capitalismo finanziario a briglia sciolta precipita nella recessione e nel gelo mondiale.
Ma il mal comune non sarà per l’Italia un mezzo gaudio: anzi al contrario.
fonte: Maurizio Blondet (www.effedieffe.com) Etichette:

L’Argentina si crocifisse agganciando la sua moneta al dollaro: l’effetto sulla sua economia troppo debole per una valuta forte furono perdita di competitività, rincari, fuga di capitali, e infine bancarotta e miseria di massa.
Secondo Connolly, l’Italia si è crocifissa entrando nell’euro troppo forte, anzi oggi più forte che mai dato il calo del dollaro. Lo spiega uno dei migliori giornalisti economici britannici, Ambrose Evans-Pritchard.
L’Italia sta peggio perché è la peggio governata, ma serie crisi attendono entro il 2009 tutte le economie deboli dell’euro, il Club Med: Spagna in depressione, Portogallo, Grecia ed anche Francia.
Il perchè è facile a dirsi: la Germania ha guadagnato in competitività il 20% per unità di costo del lavoro contro la Francia, il 30% contro la Spagna, e il 40% contro l’Italia.
Sicchè solo la Germania è in grado di assorbire il rincaro dell’euro, ed infatti è la più grande esportatrice.
Grazie al fatto che ha potuto abbassare le paghe reali.
In Italia, col governo delle sinistre e dei sindacati, e dei parassiti pubblici, ciò non può avvenire. Dice Evans-Pritchard: «Solo quando una severa recessione obbligherà i salari italiani a calare abbastanza da fare la differenza [con la Germania: il 40% in meno] potrà recuperare la competitività perduta contro i tedeschi che godono di bassa inflazione. Il deficit pubblico diventerà astronomico. E l’Italia non potrà uscire da questo circolo vizioso se i tedeschi non accettano di tollerare un’inflazione molto più alta nella zona euro».
Ma perché la Germania dovrebbe?
Non siamo la stessa nazione.
Loro sono stati virtuosi con grandi sacrifici, e noi no.
Perché la formica dovrebbe accollarsi i pesi della cicala?
Come dice il giornalista inglese, «Diverrà sempre più evidente che l’euro non è una sacra unione, ma solo un sistema di cambi fissi glorificato. L’euro è una valuta orfana, senza Stato. Ossia manca dei meccanismi che rendono possibile alla lunga il funzionamento di una unione monetaria: unificazione del debito, unificazione delle pensioni, una tesoreria e trasferimenti fiscali comuni».
Crocifissa ad una valuta di fatto «tedesca» e sempre più forte, l’Italia esporta sempre meno, soffre di alta inflazione interna e s’indebita sempre più nella moneta non più nazionale.
Più dura la debolezza del dollaro sull’euro, più diventa probabile che i forti dell’eurozona finiscano per sbattere fuori l’Italia.
Allora torniamo ad una lira a cui nessuno più crede?
Avendo accumulato debito in euro?
Attenzione, non si tratta di previsioni fantastiche.
Goldman Sachs già consiglia clienti e investitori di andare «short» (in pratica di scommettere al ribasso) sui Buoni del Tesoro italiani e francesi, e di essere «lunghi» (a rialzo) sui BOT tedeschi.
E’ un invito ad avviare una speculazione che punta sulla divergenza tra forti e deboli nell’euro-zona, e di fatto aumenterà tale divaricazione con effetti disastrosi per noi: gli stessi che fruttarono tanti miliardi a Soros negli anni ‘90 e in cui Ciampi e Amato fecero perdere all’Italia 60 mila miliardi di lire.
Ora dovremo ringraziare Prodi e Padoa Schioppa (oltre che sindacati e parassiti pubblici) del disastro imminente?
La sola (magra) consolazione è che anche Goldman Sachs vede quotare le sue obbligazioni come spazzatura (junk bonds), insieme alle più titolate banche d’affari Lehman Brothers, Merrill Lynch e Bear Stearns.
Anche il credito di questi giganti è ritenuto sempre meno solido.
Nell’ultimo mese il valore dei titoli emessi da queste ha perso 1,5 miliardi di dollari di valore a Wall Street, segno che gli acquirenti (creditori) ritengono che il rischio di detenere i «buoni» di Goldman, Merrill e Lehman sia alto e crescente. La causa sottostante sono sempre i fallimenti dei debitori USA che hanno ottenuto i mutui per la casa, benchè di scarsa solvibilità.
Ora le grandi banche d’affari hanno accumulato 33 miliardi di dollari di titoli da esse emessi, e che non sono riuscite a vendere. E il peggio è che le stesse banche hanno pure promesso di raccogliere altro debito per 300 miliardi di dollari onde finanziare le grandiose fusioni-acquisizioni e buy-outs annunciati quest’anno.
Nell’euforia di poche settimane fa, sembrava facile trovare compratori di quella carta.
Ora, i compratori sono diventati sospettosissimi.
Lo indica il prezzo dei credit default swaps, derivati che sono praticamente delle assicurazioni contro l’insolvibilità delle suddette grandi banche.
Quelli su Bear Stearns, che a giugno costavano 30 mila dollari, oggi costano 145 mila dollari: costa di più assicurarsi, perché il rischio d’insolvenza è sentito come più prossimo.
Questo rincaro della «polizza» dice che in pratica il rating di queste super-banche, che ancora è ufficialmente AAA (il massimo della solidità) dovrebbe essere ridotto - secondo i parametri di Moody’s - a Aa3 per Goldman, e Ba1 per Merrill e Lehman.
Insomma junk bonds.
I trucchi del «plunge protection team», che sta iniettando liquidità, non funzionano più.
Il cavallo non beve, come si diceva una volta.
I creditori non vogliono più rischi.
Come sempre è accaduto, con regolare ricorrenza, il capitalismo finanziario a briglia sciolta precipita nella recessione e nel gelo mondiale.
Ma il mal comune non sarà per l’Italia un mezzo gaudio: anzi al contrario.
fonte: Maurizio Blondet (www.effedieffe.com) Etichette:
undefinedundefinedQuestione di Culo (0)
Botta e risposta, il Financial times attacca l'italia e il suo "velinismo" per mano di Adrain Michaels, corrispondente da milano del noto quotidiano finanziario e l'Italia si difende per mano di una vigorosissima Mila Spicola attraverso le pagine di Repubblica.

Grazie a Silvia per il consiglio, da leggere entrambi.
Fin dal titolo, è un'accusa senza mezzi termini: "La terra che ha dimenticato il femminismo", sovraimpresso sul noto cartellone pubblicitario di Telecom Italia in cui Elisabetta Canalis, seduta a gambe incrociate con un telefonino in mano, piega il busto in avanti, in una posizione non proprio comodissima, rivelando una generosa scollatura. E' la copertina dell'inserto patinato del Financial Times di ieri, che in un articolo di quattro pagine denuncia severamente il trattamento riservato alle donne nel nostro paese: l'uso di vallette seminude in ogni genere di programma televisivo, gli spot pubblicitari dominati da allusioni sessuali, il prevalere della donna come oggetto, destinata a stuzzicare "i genitali dell'uomo, anziché il cervello". Non solo: secondo l'autore del servizio, Adrian Michaels, corrispondente da Milano dell'autorevole quotidiano finanziario, potrebbe esserci un legame fra l'onnipresenza di maggiorate in abiti discinti sui nostri mezzi di comunicazione e la scarsità di donne ai vertici della politica, del business, delle professioni in Italia.
Arrivato a Milano tre anni fa da New York insieme alla moglie, Michaels ammette di essere rimasto stupefatto dal modo in cui televisione e pubblicità dipingono le donne; e ancora più sorpreso dal fatto che apparentemente nessuno protesta o ci trova qualcosa di male. Come esempi del fenomeno, oltre al cartellone della Canalis per la Telecom, cita le vallette del gioco a quiz di Rai Uno L'eredità, la pubblicità dei videofonini della 3, le vallette di Striscia la notizia, l'abbigliamento della presentatrice sportiva Ilaria D'Amico di Sky Italia.
L'articolo considera quindi una serie di dati da cui risulta che le donne italiane sono fra le più sottorappresentate d'Europa nelle stanze dei bottoni: il numero delle parlamentari, 11 per cento, è lo stesso di trent'anni fa; nelle maggiori aziende italiane le donne rappresentano solo il 2 per cento dei consigli d'amministrazione (rispetto al 23 per cento nei paesi scandinavi e al 15 negli Stati Uniti); e un sondaggio internazionale rivela che la presenza di donne in politica, nella pubbica amministrazione e ai vertici del business è più bassa che in Italia soltanto a Cipro, in Egitto e in Corea del Sud. "La mia sensazione è che il femminismo, dopo importanti battaglie per il divorzio e l'aborto, da noi non esista più", gli dice il ministro Emma Bonino, interpellata sul tema.
Altri fattori aumentano le difficoltà delle donne ad avere una diversa posizione sociale, osserva il quotidiano londinese: il lavoro part-time è raro in Italia (15 per cento della forza lavoro rispetto al 21 in Germania e al 36 in Olanda), cosicché le donne che cercano di giostrarsi tra famiglia e carriera sono spesso costrette a scegliere l'una o l'altra. L'articolo ricorda un discorso del governatore della Banca d'Italia Draghi secondo cui il nostro è uno dei paesi europei in cui meno donne tornano all'occupazione dopo la maternità.
Un altro motivo è che gli orari dei negozi ("impossibile fare la spesa il lunedì mattina, il giovedì pomeriggio, la sera e la domenica") complicano la vita della donna che lavora, su cui continua comunque a pesare la responsabilità di casa. La lettera di Veronica Berlusconi pubblicata da Repubblica, in cui chiedeva le pubbliche scuse di Silvio per il suo comportamento con le donne, potrebbe segnalare l'inizio di un cambiamento, ipotizza Michaels. Ma uno dei pubblicitari da lui intervistati avverte: "L'Italia è indietro nel modo in cui sono trattate le donne rispetto ad altri paesi, ma abbiamo un metro per giudicare cos'è accettabile diverso dal vostro. Gli uomini e le donne italiani non saranno mai come gli uomini e le donne britannici".
La Risposta di Mila Spicola
CARO DIRETTORE, ad Adrian Michaels che sul Financial Times critica il trionfo di veline e donne nude in Italia vorrei dire che il problema non è femminile. Non è tanto il femminismo ad aver fatto passi da gigante però all'indietro, semmai è il maschilismo italo-pakistano (per parafrasare una recente affermazione di Giuliano Amato) che ormai troneggia da tutte le parti.
Per come la vedo io, la signorina Canalis ha raggiunto benissimo il suo obiettivo e cioè successo e soldi e alzi la mano chi tra le donne non rinuncerebbe al proprio stipendiuccio e ad un po' di amor proprio femminile se gli mettessero sul piatto un milione di euro per mostrarsi sorridente... ma anche un uomo direi, no? Della serie: chi è più scemo signor Michaels, la Canalis o chi gli va dietro?
Per quel che mi riguarda sono problemi che vivo ogni giorno, ma davvero ogni giorno. Ho 39 anni, sono single, due lauree, (una in architettura e una in conservazione dei beni architettonici), due master, uno in economia e uno in studi storici, una specializzazione in consolidamento, un dottorato di ricerca e ... un gran bel fondoschiena.
Ebbene sì, signori miei, il mio primo impatto con la classe "maschio italico" è sempre il suo sguardo insistente su quella "qualità" (a meno che non mi metto un bel burka) della quale io non ho nessun merito; nonostante il mio quoziente intellettivo, la mia cultura, la mia ironia, eccetera... ho un bel affannarmi a parlar di politica, a ricostruire le tappe del disfacimento etico della nostra attuale società, a discutere dei massimi sistemi, di pensioni, di Mozart, di cuneo fiscale, di travi in precompresso... La replica , nel migliore dei casi, è sempre "pure intelligente..." e sorrisino, nel peggiore uno sbadiglio.
E io penso: ma davvero sono così poveri di spirito? Poveri di argomenti con l'altro sesso? Assolutamente incapaci di confrontarsi su altri terreni che non siano quelli delle schermaglie sessuali? o anche amorose? In ogni caso la mia idea è, tranne qualche valida eccezione, "penso di te che sei solo uno scemo" e dio solo sa quanto vorrei essere smentita, visti i problemi che vivo. So anche che chi legge questa mail, se è un uomo, ha già alzato il ciglio. Potrei metterci la mano sul fuoco, così come lui poserebbe felice la mano su un mio gluteo. Scusatemi se sono sfrontata.
Allora io mi chiedo, cosa dovremmo fare noi mamme italiane con questi ragazzini maschi? perché il problema sono fondamentalmente loro; annegarli da piccoli? buttarli giù dalla rupe tarpea della selezione intellettuale? fargli sistemare la cameretta già a 8 anni così da capire che la parola "maschio" andrebbe sostituita con quella di "persona"?
Delle donne italiane caro signore, mi preoccuperei di meno. Le statistiche le danno sempre più brave nei risultati a scuola, sempre più agguerrite, più flessibili, più forti, forse sempre meno fornite di scrupoli... ma lei mi insegna: in una giungla di uomini davvero poco evoluti almeno tentano di ottenere qualcosa sfruttando le armi che rimangono loro. Quasi tutte le signorine svestite sono ben più consapevoli di quello che fanno , sicuramente il doppio anche del preparato professore che fa zapping in tv e si sofferma ad ammirarle. "Che male c'è?", direbbe la ragazza, ma anche il professore.
Ovviamente ho esagerato, ovviamente sono d'accordo con lei nel giudicare davvero orrendo, mortificante dell'intelligenza umana, un tale costume, un tale andazzo... ma toglierei da parte sua l'accento solo sulle donne e lo sposterei su ragioni e cause ben più complesse e variegate.
Lo sposterei sulla totale deriva di tutti i media italiani. Lasciamo perdere la tv, sulla quale si aprirebbe il baratro da lei già prospettato, ma, se lei si connette con la home page di un qualunque quotidiano sul web, a partire anche da Repubblica, troverà sempre una bella ragazza, possibilmente svestita, ben in vista. Immagino anche chi le sceglie tali foto: si tratterà di un solerte giornalista... di sesso maschile, al quale la redazione avrà detto "una bella fighetta ci sta benissimo, attira l'attenzione"; ancora troppo sfrontata? Del resto in Italia i giornali non fanno giornalismo, fanno mercato, e la domanda di tette e fondoschiena in vista è altissima.
Qua, caro signor Michaels, si tratta di vendere. Mica roba da poco. E gli uomini sono davvero come i bimbi mi sa, sembra un luogo comune e mi vergogno quasi a scriverlo. Del resto in Francia ha destato scalpore il servizio realizzato su una rivista di moda su una brava donna politica. Siamo alle solite: è più facile il compartimento stagno della bella/elegante/scema e brutta/malvestita/autorevole ergo intelligente. Bambini, indubbiamente. La complessità, signori miei è sempre più bandita, è sempre più difficile da accettare, da comunicare, da vendere.
Se io vado in cantiere con i tacchi a spillo attiro l'attenzione... non perché vado contro il decreto sulla 494, ma perché ho pur sempre una bella caviglia... e mi sogno di poter essere presa sul serio nel dare indicazioni sull'impianto elettrico. Se dico queste cose ad un uomo, o affronto un discorso del genere il meno che mi replica, è già successo del resto, è "cavolo quanto sei acida". Ma io non sono acida, sono peggio: furiosa. E a quel punto sapete come diventerei? petulante e nevrotica.. o meglio... magari oggi ho il ciclo. E festa finita.
fonte: repubblica. Etichette:

Grazie a Silvia per il consiglio, da leggere entrambi.
Fin dal titolo, è un'accusa senza mezzi termini: "La terra che ha dimenticato il femminismo", sovraimpresso sul noto cartellone pubblicitario di Telecom Italia in cui Elisabetta Canalis, seduta a gambe incrociate con un telefonino in mano, piega il busto in avanti, in una posizione non proprio comodissima, rivelando una generosa scollatura. E' la copertina dell'inserto patinato del Financial Times di ieri, che in un articolo di quattro pagine denuncia severamente il trattamento riservato alle donne nel nostro paese: l'uso di vallette seminude in ogni genere di programma televisivo, gli spot pubblicitari dominati da allusioni sessuali, il prevalere della donna come oggetto, destinata a stuzzicare "i genitali dell'uomo, anziché il cervello". Non solo: secondo l'autore del servizio, Adrian Michaels, corrispondente da Milano dell'autorevole quotidiano finanziario, potrebbe esserci un legame fra l'onnipresenza di maggiorate in abiti discinti sui nostri mezzi di comunicazione e la scarsità di donne ai vertici della politica, del business, delle professioni in Italia.
Arrivato a Milano tre anni fa da New York insieme alla moglie, Michaels ammette di essere rimasto stupefatto dal modo in cui televisione e pubblicità dipingono le donne; e ancora più sorpreso dal fatto che apparentemente nessuno protesta o ci trova qualcosa di male. Come esempi del fenomeno, oltre al cartellone della Canalis per la Telecom, cita le vallette del gioco a quiz di Rai Uno L'eredità, la pubblicità dei videofonini della 3, le vallette di Striscia la notizia, l'abbigliamento della presentatrice sportiva Ilaria D'Amico di Sky Italia.
L'articolo considera quindi una serie di dati da cui risulta che le donne italiane sono fra le più sottorappresentate d'Europa nelle stanze dei bottoni: il numero delle parlamentari, 11 per cento, è lo stesso di trent'anni fa; nelle maggiori aziende italiane le donne rappresentano solo il 2 per cento dei consigli d'amministrazione (rispetto al 23 per cento nei paesi scandinavi e al 15 negli Stati Uniti); e un sondaggio internazionale rivela che la presenza di donne in politica, nella pubbica amministrazione e ai vertici del business è più bassa che in Italia soltanto a Cipro, in Egitto e in Corea del Sud. "La mia sensazione è che il femminismo, dopo importanti battaglie per il divorzio e l'aborto, da noi non esista più", gli dice il ministro Emma Bonino, interpellata sul tema.
Altri fattori aumentano le difficoltà delle donne ad avere una diversa posizione sociale, osserva il quotidiano londinese: il lavoro part-time è raro in Italia (15 per cento della forza lavoro rispetto al 21 in Germania e al 36 in Olanda), cosicché le donne che cercano di giostrarsi tra famiglia e carriera sono spesso costrette a scegliere l'una o l'altra. L'articolo ricorda un discorso del governatore della Banca d'Italia Draghi secondo cui il nostro è uno dei paesi europei in cui meno donne tornano all'occupazione dopo la maternità.
Un altro motivo è che gli orari dei negozi ("impossibile fare la spesa il lunedì mattina, il giovedì pomeriggio, la sera e la domenica") complicano la vita della donna che lavora, su cui continua comunque a pesare la responsabilità di casa. La lettera di Veronica Berlusconi pubblicata da Repubblica, in cui chiedeva le pubbliche scuse di Silvio per il suo comportamento con le donne, potrebbe segnalare l'inizio di un cambiamento, ipotizza Michaels. Ma uno dei pubblicitari da lui intervistati avverte: "L'Italia è indietro nel modo in cui sono trattate le donne rispetto ad altri paesi, ma abbiamo un metro per giudicare cos'è accettabile diverso dal vostro. Gli uomini e le donne italiani non saranno mai come gli uomini e le donne britannici".
La Risposta di Mila Spicola
CARO DIRETTORE, ad Adrian Michaels che sul Financial Times critica il trionfo di veline e donne nude in Italia vorrei dire che il problema non è femminile. Non è tanto il femminismo ad aver fatto passi da gigante però all'indietro, semmai è il maschilismo italo-pakistano (per parafrasare una recente affermazione di Giuliano Amato) che ormai troneggia da tutte le parti.
Per come la vedo io, la signorina Canalis ha raggiunto benissimo il suo obiettivo e cioè successo e soldi e alzi la mano chi tra le donne non rinuncerebbe al proprio stipendiuccio e ad un po' di amor proprio femminile se gli mettessero sul piatto un milione di euro per mostrarsi sorridente... ma anche un uomo direi, no? Della serie: chi è più scemo signor Michaels, la Canalis o chi gli va dietro?
Per quel che mi riguarda sono problemi che vivo ogni giorno, ma davvero ogni giorno. Ho 39 anni, sono single, due lauree, (una in architettura e una in conservazione dei beni architettonici), due master, uno in economia e uno in studi storici, una specializzazione in consolidamento, un dottorato di ricerca e ... un gran bel fondoschiena.
Ebbene sì, signori miei, il mio primo impatto con la classe "maschio italico" è sempre il suo sguardo insistente su quella "qualità" (a meno che non mi metto un bel burka) della quale io non ho nessun merito; nonostante il mio quoziente intellettivo, la mia cultura, la mia ironia, eccetera... ho un bel affannarmi a parlar di politica, a ricostruire le tappe del disfacimento etico della nostra attuale società, a discutere dei massimi sistemi, di pensioni, di Mozart, di cuneo fiscale, di travi in precompresso... La replica , nel migliore dei casi, è sempre "pure intelligente..." e sorrisino, nel peggiore uno sbadiglio.
E io penso: ma davvero sono così poveri di spirito? Poveri di argomenti con l'altro sesso? Assolutamente incapaci di confrontarsi su altri terreni che non siano quelli delle schermaglie sessuali? o anche amorose? In ogni caso la mia idea è, tranne qualche valida eccezione, "penso di te che sei solo uno scemo" e dio solo sa quanto vorrei essere smentita, visti i problemi che vivo. So anche che chi legge questa mail, se è un uomo, ha già alzato il ciglio. Potrei metterci la mano sul fuoco, così come lui poserebbe felice la mano su un mio gluteo. Scusatemi se sono sfrontata.
Allora io mi chiedo, cosa dovremmo fare noi mamme italiane con questi ragazzini maschi? perché il problema sono fondamentalmente loro; annegarli da piccoli? buttarli giù dalla rupe tarpea della selezione intellettuale? fargli sistemare la cameretta già a 8 anni così da capire che la parola "maschio" andrebbe sostituita con quella di "persona"?
Delle donne italiane caro signore, mi preoccuperei di meno. Le statistiche le danno sempre più brave nei risultati a scuola, sempre più agguerrite, più flessibili, più forti, forse sempre meno fornite di scrupoli... ma lei mi insegna: in una giungla di uomini davvero poco evoluti almeno tentano di ottenere qualcosa sfruttando le armi che rimangono loro. Quasi tutte le signorine svestite sono ben più consapevoli di quello che fanno , sicuramente il doppio anche del preparato professore che fa zapping in tv e si sofferma ad ammirarle. "Che male c'è?", direbbe la ragazza, ma anche il professore.
Ovviamente ho esagerato, ovviamente sono d'accordo con lei nel giudicare davvero orrendo, mortificante dell'intelligenza umana, un tale costume, un tale andazzo... ma toglierei da parte sua l'accento solo sulle donne e lo sposterei su ragioni e cause ben più complesse e variegate.
Lo sposterei sulla totale deriva di tutti i media italiani. Lasciamo perdere la tv, sulla quale si aprirebbe il baratro da lei già prospettato, ma, se lei si connette con la home page di un qualunque quotidiano sul web, a partire anche da Repubblica, troverà sempre una bella ragazza, possibilmente svestita, ben in vista. Immagino anche chi le sceglie tali foto: si tratterà di un solerte giornalista... di sesso maschile, al quale la redazione avrà detto "una bella fighetta ci sta benissimo, attira l'attenzione"; ancora troppo sfrontata? Del resto in Italia i giornali non fanno giornalismo, fanno mercato, e la domanda di tette e fondoschiena in vista è altissima.
Qua, caro signor Michaels, si tratta di vendere. Mica roba da poco. E gli uomini sono davvero come i bimbi mi sa, sembra un luogo comune e mi vergogno quasi a scriverlo. Del resto in Francia ha destato scalpore il servizio realizzato su una rivista di moda su una brava donna politica. Siamo alle solite: è più facile il compartimento stagno della bella/elegante/scema e brutta/malvestita/autorevole ergo intelligente. Bambini, indubbiamente. La complessità, signori miei è sempre più bandita, è sempre più difficile da accettare, da comunicare, da vendere.
Se io vado in cantiere con i tacchi a spillo attiro l'attenzione... non perché vado contro il decreto sulla 494, ma perché ho pur sempre una bella caviglia... e mi sogno di poter essere presa sul serio nel dare indicazioni sull'impianto elettrico. Se dico queste cose ad un uomo, o affronto un discorso del genere il meno che mi replica, è già successo del resto, è "cavolo quanto sei acida". Ma io non sono acida, sono peggio: furiosa. E a quel punto sapete come diventerei? petulante e nevrotica.. o meglio... magari oggi ho il ciclo. E festa finita.
fonte: repubblica. Etichette: