Sorvolando volutamente sul Gardini-pensiero, riportiamo alcuni commenti. Casini fa sapere: «A me non interessa», Fini suggerisce : «Non sopravvalutiamo ma prendiamo atto del malessere del Paese», per Grillini: «Non ha tutti i torti», mentre Follini lo bacchetta: «Non gli riconosco diritti politici». Dal mondo della musica si leva la voce di Ligabue, che ha aderito ai progetti del Beppe nazionale perché «è importante rianimare il popolo italiano». Il direttore del Tg1 Gianni Riotta fa sapere invece che a lui Grillo non piace.

Tra politici, cantanti e giornalisti si leva forse la voce più interessante: quella di un pungente collega, Daniele Luttazzi. Duello? Sforzato e inappropriato giudicarlo tale, più opportuno parlare di critica articolata (vagemente crudele?) da blog a blog, nessun noioso e sterile "pro" o "contro". «Spunti per una riflessione, niente di più - comincia - Grillo è ormai un tesoro nazionale... Certo non mi auguro che finisca come Benigni, a declamare Dante in braccio a Mastella».
La cosa è molto semplice: la proposta di legge per cui Grillo ha raccolto le firme, secondo Luttazzi "fa acqua da tutte le parti". E ci spiega bene il perché: «Primo, un parlamentare con più di due legislature è una persona la cui esperienza può fare del bene al Paese». E cita, tanto per rendere meglio l'idea, Berlinguer e Pertini. «Secondo perché chi è condannato in primo e secondo grado non lo è ancora in modo definitivo. In Italia i gradi di giudizio sono tre. Il problema da risolvere è la lentezza della giustizia. I magistrati devono avere più mezzi, tutto qui» . Infine «perché poter esprimere la preferenza per il candidato ha dei pro e dei contro che si bilanciano».
Continua: «L'illusione alimentata da Grillo è che una legge possa risolvere la pochezza umana. Questa è demagogia». «Dato che Di Pietro ha aderito alla sua iniziativa, Grillo ha detto: Di Pietro è uno per bene. Brrrr. Quindi chi non la pensa come Grillo non lo è?... Gli amici di Grillo puri e buoni contro i nemici cattivi».
«Grillo si guarda bene dallo sciogliere la sua ambiguità di fondo: che non è quella di fare politica (satira e teatro sono politici da sempre), ma quella di ergersi a leader di un movimento politico volendo continuare a fare satira... La satira è contro il potere. Contro ogni potere, anche quello della satira". E poi l'affondo: «Scegli, Beppe! Magari nascesse ufficialmente il tuo partito! I tuoi spettacoli diventerebbero a tutti gli effetti dei comizi politici e nessuno dei tuoi fan dovrebbe più pagare il biglietto d'ingresso. Oooops!». Ciliegina sulla torta ci rinfresca la memoria ricordandoci che: «Adesso Grillo esalta la democrazia di internet con la stessa foga con cui dieci anni fa sul palco spaccava un computer con una mazza per opporsi alla nuova schiavitù moderna inventata da Gates». «Il marketing di Grillo ha successo perché individua un bisogno profondo: quello dell'agire collettivo. La soluzione ai problemi del nostro Paese può essere solo collettiva. A quel punto diventerebbe semplice, anche per Grillo, dire: "Non sono il vostro leader. Pensate col vostro cervello. Siate voi il cambiamento che volete vedere nel mondo"».
fonte: Libero News Etichette: